Come ci vedono i nostri Gatti?

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Avete presente il film Essere John Malkovich? È un film bellissimo, dalla trama molto originale.

Tutto ruota intorno al fatto che, in una casa, esiste una porta che permette di entrare nella testa del famoso attore John Malkovich e di vedere il mondo e le cose così come lui le vede e le vive.

Ecco, non so voi, ma uno dei miei più grandi desideri sarebbe quello di entrare nella testa dei miei gatti per vedere il mondo con i loro occhi, ma soprattutto per sentire le cose così come loro le sentono.

In breve, cosa percepiscono i loro occhi?

1 –  Occhi di gatto

Vista Gatto/Uomo: a destra come vedono gli uomini, a sinistra come vedono i gatti - Disegno Blitzen
GATTO UOMO: ecco il mio gatto Matilde. A sinistra come si vedrebbe lei allo specchio. A destra invece come la vediamo noi umani.

I colori: tinte fredde

I colori, le forme e le luci che vede un gatto sono davvero molto diverse da quello che vedono i nostri occhi umani. Partiamo dai colori: il mondo visto dai gatti è molto meno colorato del nostro, perché i loro occhi non distinguono i colori caldi, come il rosso, il marrone e l’arancione.

Il tutto risulta coperto da una patina grigia, con la composizione dominata dalle tinte fredde del blu, del violetto e del giallo chiaro.

Non è comunque vero che vedono in bianco e nero: i colori ci sono, solo che sono molto più spenti.

La vista notturna: il mondo al buio

In compenso, però, i gatti vedono al crepuscolo e di notte, perché l’anatomia del loro occhio riesce a raccogliere maggiormente la luce. Questa abilità non è dovuta solo alla grande dilatazione delle loro pupille nelle ore buie, ma alla struttura stessa dell’occhio.

Perché? Perché il gatto si è evoluto come predatore crepuscolare ed è vitale che riesca a individuare le prede quando fa buio.

In pratica, è come se il tuo gatto indossasse permanentemente un visore notturno, permettendo di vedere forme e movimenti là dove i nostri occhi vedrebbero solo il buio. C’è però un prezzo da pagare: come riporta un bellissimo articolo di Focus, “quello che noi vediamo in modo nitido a 30-60 metri di distanza, per i gatti deve trovarsi a 6 metri, affinché sia visualizzato senza problemi”. Se vuoi approfondire, trovi la fonte a questo link.

Il cono visivo: più ampio ma…

Fine delle differenze fra gatto e uomo? No. Anche il cono visivo è differente, più ampio per i gatti, con una maggiore visione laterale. Un aspetto molto interessante, poi, è legato alla percezione dei movimenti: il gatto coglie i movimenti rapidi, ma non percepisce movimenti lenti che catturerebbero la nostra attenzione umana.

Come mai? Il motivo è sempre legato all’evoluzione e, nello specifico, alla caccia: un topolino o un uccello quando vedono un gatto non se ne vanno quatti quatti, ma scappano a tutta velocità cercando di salvarsi le penne.

Un topolino, per salvarsi, dovrebbe rimanere quindi immobile? Non proprio: oltre a vedere differentemente, i gatti sentono differentemente. I loro occhi non sono che il supporto a sensi straordinariamente più sviluppati, che sono l’olfatto e l’udito. Il mondo dei gatti, anche se più grigio del nostro, è fatto di suoni e odori amplificati che noi non possiamo nemmeno immaginare.

 

 

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2 – Come ci vedono i nostri Gatti?

La cosa che vorrei sapere di più, al di là del semplice dato visivo, sarebbe scoprire come i miei gatti mi vedono “emotivamente” e quali sentimenti provano per me.

In una parola, chi sono io per i miei gatti?

Vi confesso che questa possibilità mi affascina, ma mi mette anche un po’ di ansia… e se rimanessi deluso? Tutti i gattari condividono infatti la paura di essere per i propri amici solo dei dispensatori di croccantini. Essere gattari significa vivere con un certo complesso dell’abbandono!

Pur non avendo ancora scoperto la porticina che conduce magicamente nella testa di un gatto, al giorno d’oggi conosciamo molte cose riguardo a come i gatti vedono gli umani e in particolare le persone che, con una parola che non amo molto, chiamiamo normalmente padroni. Vediamo un po’!

3 – Il nostro gatto ci vede come una grande mamma

Umano come mamma porta in passeggino il gatto - Disegno Blitzen

La mamma e il cibo

Prima di tutto siamo qualcosa di simile a una mamma.

In effetti i nostri gatti si aspettano da noi molte delle cose che si attendevano dalla loro vera mamma quando erano cuccioli. CIBO CIBO CIBO CIBO prima di tutto!

Tutti i padroni di gatti sanno riconoscere i modi coi quali il nostro amico ci ricorda – è un eufemismo – quand’è l’ora della pappa. Un momento che per qualche misterioso motivo tende ogni mattina a essere sempre più presto!

Un miagolio particolare, un certo “dispetto” come mordicchiarci i piedi quando siamo ancora nel letto o iniziare a far cadere le cose dal comodino: la migliore delle sveglie! Io per esempio so che se tardo ad alzarmi, troverò il rotolo della carta igienica distrutto da Irish Cat.

Lo fa per vendetta, perché normalmente, durante la giornata, anche se ha tutta la casa libera, non lo tocca mai.

Il bisogno di affetto

Poi ci sono i comportamenti, diciamo, quasi universali: in prossimità dell’ora della pappa gli studiosi hanno constatato che i gatti aumentano le interazioni con i padroni, aumentando gli strusciamenti, cercando più contatto e… facendo le fusa.

Come i cuccioli fanno le fusa mentre succhiano il latte materno, i nostri gatti fanno le fusa per chiamare le crocchette.

Tuttavia, non ci vedono come delle mamme solo per il cibo, ma anche per il bisogno di affetto. Contro un pregiudizio comune, il gatto è un animale altamente sociale, soprattutto con l’uomo.

Pensate che è stato notato che il desiderio d’affetto e di coccole umane è più forte, in condizioni normali, persino del desiderio di cibo. Insomma, noi siamo per i nostri gatti delle vere e proprie mamme.

E come tante buone mamme – specialmente italiane – dispensiamo ai nostri figli pelosi tutto il cibo di cui hanno bisogno… ma anche tanto d’amore.

4 – Il nostro gatto ci vede come membro dominante

Uomo sergente che comanda i gatti - Disegno Blitzen

Il capobranco sei tu

L’uomo è per il gatto domestico anche il membro dominante del suo gruppo sociale.

Pur non essendo animali che vivono in branco, trascorrendo la maggior parte del tempo da soli, i gatti ricercano sempre il contatto con altri esemplari o con gli umani.

Questa è forse la differenza più rilevante che intercorre fra il gatto domestico e il gatto selvatico.

È un falso luogo comune che i nostri gattoni domestici siano degli animali solitari! Hanno invece molto bisogno di rapporti sociali. E per questo motivo possono sia condividere lo spazio – ma solo se adeguato e con opportune condizioni – insieme ad altri gatti, sia giovarsi dell’amicizia degli umani.

In uno spazio condiviso, i gatti si strutturano solitamente in una gerarchia, anche se non rigidissima. Nelle nostre case, in cima alla gerarchia ci siamo noi.

A tal proposito gli etologi – gli scienziati che studiano il comportamento degli animali – ritengono che gli strusciamenti e le testatine che i gatti riservano ai loro padroni, oltre ad essere gesti d’affetto, sono anche un modo per riconoscere l’umano come il membro dominante della propria comunità.

Addestramento e gatti? (Quasi) impossibile!

Questa “importanza” non deve però farci pensare che sia possibile comportarsi col gatto così come è giusto comportarsi col cane.

Nonostante la nostra posizione gerarchica superiore, non è infatti possibile rendere il gatto ubbidiente ai nostri comandi.

Il gatto – va ripetuto – non è un animale gregario e da branco, e dunque è incapace di collegare il ruolo di membro dominante che attribuisce al proprio “padrone” con l’idea che gli possiamo dire cosa deve fare.

In altre parole, il gatto non può in nessun modo essere addestrato.

Bisogna inoltre rendersi conto che coi gatti, diversamente che col cane, non funziona lo schema punizione-ricompensa.

Il gatto non è in grado di comprendere che se fa una cosa, riceverà una ricompensa, e difficilmente capirà che la punizione che gli stiamo infliggendo deriva da un suo cattivo comportamento. State dunque attenti a punire i vostri gatti, non funziona!

Non pensiate soprattutto che sia utile punirli quando fanno cose per loro naturali come farsi le unghie su un mobile o un tappetto o quando non fanno i loro bisogni nella lettiera.

Punire un gatto, non serve quasi mai a nulla. È molto più utile, invece, capire le ragioni di questi comportamenti.

5 – Il nostro gatto ci vede come compagno di gioco

Umano che gioca con il gatto - Disegno Blitzen

Il gatto: non sempre un pelandrone

È un ruolo che forse a volte tendiamo a dimenticare, perché ci lasciamo fuorviare dall’amore del nostro micio per la nanna e il riposo.

Però – come abbiamo già nell’articolo Cosa fa il gatto quando non dorme – il nostro amico di pelo non è sempre un pelandrone… un gatto non è un bradipo!

La maggior parte del tempo che passa da sveglio lo trascorre infatti cacciando o giocando, facendo per questo motivo salti e balzi, correndo dietro agli amatissimi fili o ai cavi del computer, oppure tendendoci quei simpatici agguati che tutti conosciamo.

Se ha accesso a un bel giardino o se viviamo in campagna, il gatto tenderà a concentrare le sue energie nella caccia di topolini, uccelli e quant’altro. Quando rientrerà in casa, non avrà molto bisogno di giocare.

Se però il gatto vive in appartamento (come i miei) e quindi, a parte qualche feroce mosca, non ha modo di cacciare, è qui che noi padroni diventiamo importanti per un altro motivo: siamo chiamati a essere i suoi compagni di gioco!

Simulare la caccia

Per il nostro gatto giocare vuol dire essenzialmente simulare una lotta o simulare la caccia.

Ovviamente, difficilmente il gatto potrà far finta che siamo dei topolini e darci la caccia, né potrà giocare lottando con noi così come con un suo amico a quattro zampe – anche se a volte si dimentica che la nostra pelle non è ricoperta di pelliccia e tira fuori un po’ troppo le unghie!

Tuttavia, soprattutto se abbiamo un solo gatto, noi padroni siamo per lui anche dei compagni di giochi e di lotte.

Come giocare insieme

Ecco spiegati gli assalti ai piedi o i morsi che ci dà mentre magari lo stiamo coccolando, e che possono lasciarci un po’ stupiti. Perché mi mordi, scemo, se ti sto coccolando? (l’abbiamo pensato tutti…). In verità, in una situazione del genere il gatto non sta mostrando aggressività; al contrario, è talmente rilassato che, anche se anziano, torna per un po’ cucciolo e gioca con noi così come giocava coi fratellini o con mamma gatta.

A parte i “giochi di mano”, possiamo essere suoi compagni di gioco in altri modi: basta far dondolare un vecchio cavo oppure lanciargli dei calzini…

La cosa davvero importante è prenderci un po’ di tempo da dedicare al nostro gatto per interagire e giocare con lui. Per far questo vi consiglio d’immaginare di diventare un po’ gatti anche voi!

6 – Siamo responsabili del nostro gatto

Le attenzioni necessarie

Per ultimo, ma per ordine d’importanza dovrebbe forse comparire per primo, noi siamo i responsabili dei nostri gatti.

Vi racconto velocemente un’esperienza personale. Avevo adottato da circa un mese Levantina – la mia prima gatta tunisina, una femmina tricolore – e la portai dal veterinario per la vaccinazione.

Fino a quel momento Levantina si era mostrata molto affettuosa con me, ma estremamente paurosa delle altre persone; e quando aveva paura diventava parecchio aggressiva (com’è frequente per le tricolori).

Temevo quindi che dal veterinario potesse diventare una furia, rendendo difficoltosa la visita e potendo ferire me o lui. Come mi ero sbagliato! Levantina era molto spaesata e aveva così paura – chissà cosa deve aver pensato di tutti gli odori di cani e gatti che avrà sentito nell’ambulatorio! – che una volta uscita dal trasportino mi si è letteralmente schiacciata fra le braccia.

Non ha provato a fuggire, ma tremava come una foglia per lo stress e aveva 40 di febbre. Il vet l’ha visitata e le ha fatto il vaccino mentre la reggevo in braccio e lei nascondeva la testolina nella mia ascella.

Quando mi guardava, Levantina mi faceva capire che riponeva in me ogni sua speranza di sopravvivere a quell’esperienza: contro la sua paura l’unico rifugio ero io. Lì ho capito cosa siamo noi per le nostre bestie.

I guardiani del gatto? Noi

Siamo, direi, i guardiani o gli jedi del loro benessere e della loro sicurezza.

I gatti, anche se più indipendenti dei cani, mostrano soprattutto nelle situazioni difficili di essere perfettamente consapevoli di questo nostro ruolo.

Chi ha degli animali ha quindi la bellissima possibilità di essere per loro uno jedi buono, ma bisogna stare attenti… perché si può sempre passare alla forza oscura, diventando degli jedi cattivi.

Sforziamoci quindi, evitando l’egoismo e l’ignoranza, di essere degli jedi buoni! Anzi, cerchiamo di essere insieme delle brave mamme, degli jedi buoni e dei membri dominanti responsabili per i nostri gattoni… in cambio i nostri amici ci eleggeranno a loro compagni di giochi preferiti!

Vi assicuro che è un riconoscimento molto prezioso.

Illustrazioni del Maestro Andrea Golinotti.

 

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lorenzo comensoli antonini
RICERCATORE

Nella mia rilassata esistenza ho studiato filosofia e storia, sono cresciuto fra le montagne della Valcamonica e ho vissuto a Milano e Parigi, con sprazzi romani. Ora insegno all’università in Tunisia, dove vivo con due gatti locali che vivono all’insegna dell’ozio.

Parigi è il luogo dove ho conosciuto Alberto Blitzen, che ha contribuito a questo articolo. La Blitzen e le bestie occupano una parte importante della nostra amicizia.

2 pensieri su “Come ci vedono i nostri Gatti?

    • Alberto Blitzen dice:

      Ciao Martina. In effetti internet ci consente un accesso alle informazioni che un tempo era impensabile. Sono felice che il blog ti piaccia. Un saluto e a presto.

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